L'italiano L2 come lingua di studio

 Studiare IN italiano L2

Per una scuola multiculturale



il concetto di multiculturalità non è altro che vuota retorica 
se non include la promozione della lingua materna: 
quando un bambino ricevo il chiaro messaggio, dalla scuola materna in poi, 
che la sua lingua e la sua cultura devono restare fuori dai cancelli della scuola, allora il sistema educativo ha fallito l’obiettivo di educare l’intera persona (Jim Cummins)





Scuola multiculturale significa innanzitutto riconoscimento, accettazione della propria identità e di quella degli altri. Riconoscere e accettare l'altro da noi è diventata la sfida che la nostra società deve affrontare,  che la scuola italiana, prima fra tutti, deve vincere. L'accettazione dell'altro come diverso da noi passa attraverso l'imperativo includere!

La parola inclusione risuona ormai ridondante tra le pareti di qualsiasi scuola, diventando appunto un imperativo, un ordine, una necessità, necessità che non sempre riesce a soddisfarsi nel migliore dei modi. La realizzazione di un contesto multiculturale e interculturale rientra nei bisogni di un nuovo tipo di scuola, concepita come lo spazio di tutti, come lo spazio dell’incontro.




Questo incontro può avvenire però solo su un piano di parità, solo quando si riesce a valorizzare i bisogni speciali dell'altro, quando questi bisogni si trasformano in uno spazio didattico per tutti e di tutti.




Il carattere sempre più multietnico della società italiana ha necessariamente cambiato le carte in tavola riguardo l’importanza dell’italiano e le sue modalità di insegnamento. A cambiare è sicuramente il ruolo che assume la lingua italiana nei confronti della popolazione non italofona residente in Italia e, soprattutto, nei riguardi delle seconde generazioni. Riflettere infatti sull’apprendimento dell’italiano da parte degli adulti stranieri è cosa ben diversa rispetto all’interesse che suscita nei confronti dei figli di questa parte di popolazione, alunni e alunne che si trovano improvvisamente all’interno di un sistema scolastico diverso rispetto a quello del paese di origine; in molti casi questi alunni sono addirittura privi di scolarizzazione.



Le domande che dobbiamo porci diventano pertanto sempre più numerose: quali sono oggi le nuove sfide dell’inclusione scolastica rivolta a studenti non italofoni? È sempre possibile una piena inclusione all’interno del gruppo classe? Se sì, questa inclusione riesce poi a raggiungere l’obiettivo più alto di “integrare” la persona nella società del paese in cui risiede? Quanto la conoscenza non completa della lingua italiana implica un’integrazione parziale o nulla?



La lingua italiana nel mondo della scuola dell’obbligo oltre a rappresentare un elemento fondamentale per una piena integrazione tende ad assumere la forma di barriera, spesso invalicabile, in quanto anche e soprattutto lingua di studio. Studiare le materie scolastiche in seconda lingua è la sfida maggiore che si trovano ad affrontare gli alunni non italofoni che vivono in Italia: questi studenti infatti raramente riescono a raggiungere livelli elevati di studio e di acculturazione diversamente da quello che riuscirebbero a fare nel loro paese di origine (a parità di sistema scolastico) nella loro lingua materna. I voti spesso mediocri di questi studenti sono perciò soltanto lo specchio della loro non piena acquisizione della lingua italiana.

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Potremmo a questo punto chiederci quanto sia importante conoscere ad esempio Dante e la Divina Commedia (inseriti nei programmi scolastici delle scuole secondarie di primo grado) dal momento in cui non si riesce a comprendere la maggior parte del lessico italiano o la sua grammatica. Questo ci porta alla conclusione che probabilmente questi studenti riusciranno a stento a diplomarsi o a finire la scuola dell’obbligo e quasi nessuno di loro (forse) potrà intraprendere un percorso universitario all’interno del sistema scolastico italiano.


Il problema dell'italiano L2 come lingua di studio rischia di diventare davvero un muro insormontabile. Gli studenti stranieri, inseriti all’interno di un contesto scolastico, si trovano di fronte la grande difficoltà di comprendere contenuti e concetti specifici di una disciplina in una lingua che non è quella materna.

 Il problema riguarda tutte le discipline scolastiche ma diminuisce in materie che possiedono la mediazione dell’immagine o del simbolo, come ad esempio la matematica, il disegno e la geografia; non esenti tuttavia da incomprensioni e distanza culturale. La letteratura e la storia invece, a causa della forte presenza di concetti astratti e complicati, presuppongono un livello linguistico più alto e anche talvolta uno specifico immaginario culturale: comprendere Dante o la Rivoluzione Industriale è possibile solo se si è in possesso di un lessico specifico ma anche di uno specifico bagaglio culturale. 

In questo senso il ruolo di facilitatore dell’insegnante diviene complesso e necessita della messa in campo di strategie didattiche diverse a seconda della situazione, come ad esempio la didattica ludica e l’approccio cooperativo. L’utilizzo del gioco come modalità di apprendimento ricalca il fare esperienza e conoscere la realtà del bambino che, appunto, impara giocando soprattutto a parlare: il gioco per lo studente delle scuole elementari e medie inferiori è una modalità naturale di apprendimento, il contesto ludico inoltre provoca una sensazione di benessere e favorisce la spontaneità.

L’apprendimento cooperativo sfrutta invece la collaborazione tra gli studenti per un obiettivo comune, spingendo il gruppo classe a lavorare insieme: il divario culturale tra studenti italofoni e non è spesso grandissimo e il cooperare insieme può favorire l’avvicinamento tra mondi ed identità così distanti.






Insieme a queste tecniche il docente facilitatore della sua disciplina deve fornire lo studente straniero di testi ad alta comprensibilità, semplificando in modo funzionale la lingua italiana con l’inserimento ad esempio di parole chiave e immagini.







Solo quando la scuola avrà fornito lo studente dei mezzi giusti per poter studiare IN italiano si potrà parlare di piena integrazione ed inclusione. Lo studente straniero, seppur con le proprie difficoltà linguistiche, si sentirà allora parte del gruppo classe, membro attivo dello spazio didattico.











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