L’approccio ludico applicato ai bambini in fase di alfabetizzazione - Il gioco "MEMORY" come rinforzo lessicale



Il metodo ludico 

 

La metodologia ludica per l’apprendimento dell’italiano L2 è spesso utilizzata, soprattutto nei riguardi di apprendenti bambini nell’infanzia e nella fase scolare di alfabetizzazione: l’utilizzo del gioco come modalità di acquisizione di parole e concetti ricalca infatti il fare esperienza e conoscere la realtà del bambino che, appunto, impara giocando soprattutto a parlare. 

 

Attraverso il gioco, infatti, si assumono e si rielaborano i dati della realtà, si espandono e si organizzano le conoscenze in reti concettuali sempre più complesse, in un continuum dinamico che vede l’allievo protagonista, intrinsecamente motivato, del suo percorso formativo [CAON 2004: p. 13].

 





 

L’esperienza è sicuramente il valore aggiunto rispetto alla didattica tradizionale: coinvolgere il bambino in un’attività ludica significa innanzitutto creare un ambiente sereno e stimolante, privo di ansia, quindi naturale e familiare. La motivazione che spinge l’apprendente diventa quindi il piacere e proprio per questo il metodo ludico risulta funzionale anche nei confronti di adolescenti e adulti.  

È importante soffermarsi sull’aspetto autotelico del gioco, ovvero il gioco per il gioco: lo studente gioca per giocare, non gioca per imparare qualcosa (in questo caso l’italiano); è l’insegnante invece che applicando questo metodo è allo stesso tempo consapevole di voler raggiungere un obiettivo didattico:[1]

 

Il carattere autotelico del gioco per lo studente che lo sta svolgendo, fa in modo che il gioco diventi terreno ideale perché venga applicata quella che Krashen chiama rule of forgetting, secondo la quale si acquisisce una lingua quando ci si dimentica che si sta acquisendo una lingua […].

[LUISE 2006: cit. p. 185]

 

La naturalezza del contesto creato fa sì che le abilità pratiche e quelle cognitive si fondano, cooperino insieme per un fine comune. Il carattere pratico del gioco, il fare delle cose, coinvolge anche la manipolazione di oggetti, la realizzazione vera e propria di qualcosa: la manualità del fare rende l’attività stimolante e le conferisce utilità, l’utilizzo di altri sensi oltre la vista e l’udito fa ricordare meglio le cose, trasforma la lingua straniera in azione, quindi esperienza.

Un altro aspetto fondamentale del gioco è mettersi alla prova, vincere o perdere mettendo in campo le proprie capacità, questo sicuramente stimola il bambino ma anche l’adolescente nell’applicarsi in maniera positiva, nel mettere se stessi nell’attività proposta. La dimensione della sfida influisce anche sull’aspetto relazionale del confronto con l’altro, sulla costruzione di un legame affettivo e di cooperazione.

 

Un esempio di approccio ludico: il gioco MEMORY come rinforzo lessicale

 

Sono le 9:30 del mattino, la scuola è iniziata da circa un’ora. È maggio, il sole inizia a scaldare già di mattina e il cielo è azzurro: è proprio un peccato stare seduti qui in classe, che noia!

T prende le sue cose per la lezione di italiano L2, l’insegnante prende delle fotocopie con degli esercizi sugli animali, lo scopo è quello di imparare i nomi di alcuni animali associando la parola all'immagine:



T è arrivato in Italia da poco tempo, è poco più di un mese che conosce i suoi compagni e le maestre, non capisce l’italiano, parla solo il bengalese. Per lui tutto è nuovo, tutto è diverso. È così difficile capire cosa dicono gli altri, il comunicare avviene solo tramite gesti e immagini. 

Infatti questo esercizio sugli animali non lo coinvolge, quasi si addormenta, è impossibile per lui distinguere le parole le une dalle altre e collegarle poi all’immagine giusta: mi dice il nome degli animali ma in bengalese. L’approccio non funziona.

L’insegnante allora propone un’attività diversa: realizzare insieme il gioco MEMORY.

Il tutto avviene in modo naturale, cercando di comunicare attraverso gesti e comandi semplici riferiti all’immediato e ai materiali che ci sono sul banco. 

Per iniziare occorrono le immagini di tanti animali diversi in versione doppia, un cartoncino colorato, forbici e colla: la costruzione del gioco si fa insieme, anche questo è un momento didattico di ascolto, comprensione e cooperazione. Tagliare e incollare è un’attività importante, crea un clima di lavoro sereno e senza stress, permette la costruzione di qualcosa di utile.

Dopo aver preparato tanti cartoncini quanti sono gli animali il gioco può avere inizio: 




T capisce in pochissimo tempo, senza spiegazioni, qual è l’obiettivo del gioco: l’atteggiamento è cambiato d’improvviso, l’approccio diverso ha favorito la costruzione di un legame di fiducia tra T e l’insegnante. Oltre al divertimento del gioco in sé, è importante che ogni volta che si scopre una carta si ripeta ad alta voce il nome dell’animale, T deve ripeterlo ogni volta cercando di creare un’associazione nome-immagine sempre più naturale e spontanea. 

Il metodo sembra funzionare, il rinforzo del lessico sia a livello visivo che uditivo ha stimolato lo studente proprio grazie alla modalità ludica. Questo gioco permette anche di ripassare i numeri perché a fine partita ogni giocatore deve contare le sue carte e confrontarle con quelle dell’avversario: T è entusiasta, a differenza di altre occasioni, di contare a voce alta in italiano, non vede l’ora di sapere se ha vinto oppure no.


Ci salutiamo con la promessa di giocare insieme anche la prossima volta!

[1] LUISE 2006: pp. 180 e seguenti.

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