L'insegnamento euristico nella didattica a distanza
I tentativi di
riproduzione a distanza delle dinamiche di didattica frontale ed erogativa - la
quale si fonda su modalità comunicative che non si danno per l’insegnamento
online - sono destinati al fallimento, perché non si rivelano pienamente
efficaci ai fini dell’apprendimento. Venendo meno le logiche sulle quali si
fonda la didattica in presenza cambiano inevitabilmente le regole del gioco,
ragion per cui è opportuna la riprogettazione dell’azione didattica attraverso
la pianificazione di metodologie strutturate ad hoc per la didattica a
distanza, tenendo in considerazione gli obiettivi formativi e tutti gli
ostacoli che potrebbero impedirne il raggiungimento.
Una strada possibile da
intraprendere per rendere la didattica più inclusiva ed efficace per tutti gli
studenti consiste nel promuovere strategie di apprendimento attivo, partecipato
e cooperativo. All’interno di un contesto che per sua natura tende a condurre i
singoli studenti all’isolamento e alla solitudine e ad incentivare
atteggiamenti passivi, diventa cruciale attuare pratiche che stimolino
l’attenzione, l’interesse ed il coinvolgimento attivo nella costruzione delle
conoscenze per tutto il gruppo di pari.
Il primo passo che
l’insegnante deve compiere, in tal senso, è porre lo studente al centro dei
processi di apprendimento e renderlo, in un’ottica costruttivista, il
principale attore nella costruzione dei significati. La conoscenza pertanto non
deve essere trasferita in modo astratto e decontestualizzato dal docente ed
acquisita passivamente dal discente, ma ricercata da quest’ultimo con il
supporto e la facilitazione dell’insegnante. Di conseguenza è necessario
rendere l’insegnamento meno trasmissivo, privilegiando strategie che
favoriscano una maggiore partecipazione dello studente nella scoperta graduale
e condivisa dei contenuti da apprendere, più orientate dunque alla discussione,
allo scambio di idee e alla cooperazione.
Un metodo di
insegnamento che si sposa bene con le modalità sincrone di didattica a
distanza, e che consente anche un passaggio più pacifico dalle dinamiche della
lezione frontale alla comunicazione tecnologicamente mediata, è quello
cosiddetto euristico o ipotetico.
L’insegnamento
euristico rappresenta, per Bruner, il metodo migliore per realizzare un apprendimento
per scoperta, ovvero un apprendimento conseguito dallo studente in modo
autonomo attraverso l’indagine scientifica, la formulazione e verifica di
ipotesi e la generalizzazione di concetti e definizioni, secondo un processo
analitico di scoperta progressiva (Bruner, 1960). Oltre a questo, le strategie
di apprendimento per scoperta mettono lo studente nelle condizioni di imparare
ad imparare, di acquisire cioè un metodo efficace per la risoluzione di
problemi che può essere applicato a tutte le discipline nel suo intero percorso
formativo, nonché al di fuori del contesto scolastico e nella vita quotidiana
(Bruner, 1960).
Bruner identifica la
lezione euristica come contrapposta all’altra tipologia di approccio
all’insegnamento, la lezione espositiva o algoritmica (Bruner, 1961): in
quest’ultima l’insegnante occupa una posizione centrale, poiché presenta in
modo lineare i contenuti ed i concetti già strutturati ed organizzati secondo
schemi personali ad uno studente che si limita ad ascoltare e recepire
passivamente le informazioni, secondo modi, ritmi e stili espositivi
determinati dal docente in base a quanto egli ritiene efficace per permettere
l’apprendimento (Calvani, 2002; Calvani, 2014). Nel metodo euristico, al
contrario, lo studente ha un ruolo diverso, che non è più subordinato a quello
del docente ma posto accanto a quest’ultimo su un piano cooperativo. La lezione
euristica ha, infatti, un carattere dialogico: l’insegnante alterna brevi
momenti di esposizione a problematizzazioni e domande rivolte agli studenti, i
quali sono costantemente sollecitati a riflettere in modo critico sui contenuti
e ad elaborare inferenze, partecipando attivamente al processo di costruzione
dei concetti e delle conoscenze.
Calvani (2014, pp.
103-104) propone un esempio di presentazione euristica per la scuola primaria: «L’insegnante
presenta l’informazione in modo dialogico e problematico. Ad esempio: “Gli
uomini preistorici dovevano inseguire gli animali per procurarsi il cibo. Che cosa
avrà comportato ciò nelle loro abitudini?”. Attesa e raccolta delle risposte. Nel
caso in cui si verifichi qualche difficoltà nel rispondere, l’insegnante
riformula la domanda in modo più semplice: “Potevano rimanere a lungo nello
steso posto? Perché?”. L’insegnante introduce un’altra informazione: “A un
certo punto scoprirono che dai semi nascevano delle piante. Che cosa accadde
allora?”. Attesa e raccolta delle risposte. Di nuovo, se c’è qualche difficoltà
nel rispondere l’insegnante cerca una diversa formulazione: “Questa scoperta
avrà favorito il bisogno di spostarsi da un luogo a un altro o di rimanere
fissi nella stessa località?” Raccolte le risposte, lascia ricavare ai bambini
la conclusione: “In breve possiamo dire allora che, scoprendo l’agricoltura,
gli uomini tendono anche a…”»
Lo studente, di
conseguenza, non sarà soltanto ascoltatore, ma giocherà un ruolo principale
nelle attività didattiche, laddove l’insegnante assume la veste di guida nel
processo di scoperta e di facilitatore nell’acquisizione dei contenuti, non
sovrapponendosi al discente ma orientandolo nello sviluppo di capacità di
pensiero autonomo. Per sua natura il modello euristico si adatta bene a
qualsiasi tipo di disciplina, non soltanto a quelle scientifico-matematiche ma
anche a quelle umanistiche, e per tutti i gradi di istruzione.
Nel contesto della
didattica a distanza, la lezione euristica presenta notevoli vantaggi rispetto
ad una classica lezione espositiva. Innanzitutto questa tipologia di
insegnamento, basata principalmente sul dialogo, non richiede per il suo
svolgimento l’utilizzo di particolari strumentazioni tecnologiche o software
diversi dalla semplice e basilare piattaforma di videoconferenza già in uso per
la lezione (sebbene sia chiaro che avvalersi in modo ragionato di risorse
tecnologiche comporta un arricchimento dell’azione formativa): di conseguenza,
esso risulta accessibile anche per chi non è in possesso di dispositivi quali
computer o tablet, o di particolari competenze informatiche, nonché per
studenti con disabilità visive o disturbi specifici di apprendimento, per i
quali può essere utile aggirare il canale visivo e privilegiare quello verbale. Oltre a questo, le strategie di insegnamento euristico possono consentire il
superamento di alcuni ostacoli imposti dalla distanza fisica, quali
l’alienazione dei singoli studenti, la scarsa attenzione e la demotivazione.
Una lezione euristica infatti, per funzionare, richiede la partecipazione
attiva di ogni alunno: al fine di garantire ciò, l’insegnante deve essere abile
nell’interpellare e coinvolgere ciascuno studente, soprattutto quelli più
fragili e maggiormente tendenti alla dispersione, chiamandoli a ragionare e
rielaborare la conoscenza per dare ciascuno il suo apporto individuale alla
risoluzione dei problemi e alla co-costruzione dei contenuti. È importante
inoltre evidenziare che, in quanto compito sfidante, la lezione euristica
promuove la motivazione intrinseca, poiché la scoperta autonoma e personale di
un concetto e il raggiungimento di un risultato positivo generano nello
studente piacere e soddisfazione e, aumentandone il senso di autoefficacia, lo
stimolano a perseguire le sfide dell’apprendimento con curiosità e interesse.
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